Si chiude un anno, il 2018, e si apre il 2019. Come accade a ogni fine d’anno si ricordano le cose passate nel bene e nel male, sperando che l’anno successivo sia buono. Anche noi, cari lettori, vi facciamo i nostri auguri e lo facciamo pubblicando un breve pensiero del grande filosofo Robert Spaemann, morto lo scorso 10 dicembre all’età di 91 anni.
“La situazione è paragonabile a quella della Chiesa nell’XI e XII secolo”. Da autorevole storico della Chiesa e da presidente del pontificio comitato di scienze storiche dal 1998 al 2009, il cardinale Walter Brandmüller, 89 anni, non ha dubbi quando vede la Chiesa attuale “scuotersi fin nelle sue fondamenta” a motivo del dilagare di abusi sessuali e di omosessualità “in modo quasi epidemico tra il clero e perfino nella gerarchia”.
“Come si è potuti arrivare a questo punto?”, si chiede il cardinale. E la sua risposta è in un ampio e argomentato articolo pubblicato in questi giorni sul mensile tedesco “Vatican Magazin” diretto da Guido Horst (versione italiana clicca qui). (altro…)
È possibile, alla luce del cattolicesimo più autentico, esprimere stima per Matteo Salvini?
La politica è l’arte del possibile, mentre la religione (cristiana) è il regno della perfezione.
Dio è naturalmente perfetto e nella sua Rivelazione comunica delle dottrine perfette anzi perfettissime agli uomini: cosa c’è in effetti di più perfetto dei 10 Comandamenti o dei 7 Sacramenti o dei 4 Vangeli? Assolutamente nulla.
In questa breve intervista, il professor Seifert espone le sue idee per una rinascita culturale in Europa. Molti sono i temi toccati: dalla religione alla filosofia morale, dalla politica alla teologia, temi che possono essere approfonditi con le nostre pubblicazioni…
Leonardo da Vinci usava dire che la pittura – ma anche l’arte in generale – è una forma superiore di conoscenza (lui parlava di “scienza”, nell’accezione rinascimentale, s’intende). “Scienza” o “sapere”, per Leonardo come per tutti gli umanisti del Rinascimento, voleva dire una conoscenza che fosse significativa per l’uomo, ossia che avesse come oggetto l’uomo stesso in rapporto con il mondo e in rapporto con Dio. Ai nostri giorni, dopo tanti secoli, il pensiero estetico recupera la dimensione conoscitiva dell’opera d’arte (1) e sviluppa una teoria dell’arte figurativa nella quale il problema del realismo, come contrapposto all’arte astratta o informale (2), perde importanza, non è più vissuto come problema centrale, mentre è vissuto come problema centrale la verità della conoscenza, ossia la necessaria sintesi di bellezza e verità, nella superiore sintesi di unità (concretezza) e bontà (ordine, senso, finalismo), con la quale si assicura la coerenza dei “trascendentali” dell’essere, per usare la terminologia tomista.
Los que se dedican por vocación cristiana – simples seglares o ministros sagrados – a la obra necesarísima de la evangelización (no hay obra más necesaria para los que creen en Jesucristo) tienen que conocer lo mejor posible las condiciones reales de las personas a las que se dirigen. Toda evangelización se dirige, en efecto, tanto a los que son ya cristianos como a los que todavía no lo son; en el primer caso se habla de “catequesis”, y en el segundo caso de “diálogo con los no creyentes,” pero siempre se trata de hablar a todos del Evangelio, o sea de la Revelación de Jesucristo, que perfecciona en modo definitivo y para siempre la revelación inicial de los Profetas de Israel. La respuesta de cada alma a la Revelación de Jesucristo se llama “fe”, y es la fe lo que nos obtiene la salvación y nos hace pertenecer a la Iglesia, en donde se encuentran el perdón de los pecados y los medios para llegar a la santidad.
Segnaliamo ai nostri lettori il Convegno Internazionale di studi su Mario Luzi e l’Abbazia di San Miniato al Monte Anno millenario dell’Abbazia di San Miniato al Monte 1018-2018.
Mario Luzi – spiegano gli organizzatori – è sempre stato legato a San Miniato al Monte: poesia e preghiera, arte e musica, luce e astronomia, più volte, si sono ‘strette’ la mano «nel segno di S. Miniato».
Per orientare tutti i fedeli a considerazioni che rendano più certa la loro fede – senza dare ascolto alle interessate deformazioni dell’attualità ecclesiale operate dai media – è necessario sottrarre il dibattito al contesto (improprio) delle opposte ideologie e ricondurlo al contesto che gli è proprio, ossia alle categorie epistemiche della teologia fondamentale, le sole che possano fornire i criteri di discernimento riguardo a ciò che impegna la fede di un cattolico. Grazie a queste categorie epistemiche i fedeli possono individuare, nelle proposte pastorali, ciò che deve (o almeno può) essere accettato in quanto logicamente collegato alla fede della Chiesa, distinguendolo chiaramente da ciò che invece deve essere respinto in quanto contrario alla fede della Chiesa e sostenuto solo da argomenti retorici, non importa se ispirati dall’ideologia conservatrice o da quella riformatrice. In altri termini, si tratta di distinguere ciò che deve essere creduto perché legittimamente proposto dal Magistero come applicazione certa del Vangelo, da ciò che invece può solo essere eventualmente condiviso perché proposto da un’autorità privata in forma ipotetica, come mera opinione. Queste fondamentali distinzioni epistemiche serviranno, da una parte, per rifiutare decisamente qualsiasi proposta incompatibile con la fede della Chiesa, e dall’altra per non dare imprudentemente il proprio assenso di fede a delle proposte che, per quanto compatibili con la fede della Chiesa, sono però mere ipotesi teologiche sulle quali il Magistero non si è ancora pronunciato. Per comprendere bene queste distinzioni – che non sono né inutile né troppo sofisticate – illustro schematicamente il loro fondamento teologico.
Nei discorsi per la fine dell’anno del Cardinal Siri, pubblicati nel volume Le agonie del nostro tempo e la via nuova in Cristo, si riflettono i principali motivi di quella forte consapevolezza che la Chiesa ha avuto, nella seconda metà del XX secolo più che in ogni altra epoca, di un confronto con il proprio tempo che fosse critico sia per quanto riguardava le istanze del “mondo” che quanto riguardava la natura e la missione della stessa Chiesa. È dunque la medesima consapevolezza che Paolo VI, il Papa che portò a compimento il grande evento ecclesiale del concilio ecumenico Vaticano II, intese esprimere nella sua enciclica Ecclesiam suam, la prima del suo pontificato e dunque l’indicazione di tutto un programma pastorale; fu questa consapevolezza a guidare Paolo VI, assieme a tutti i padri conciliari, a impegnarsi nella redazione, nella discussione e nella definitiva approvazione e promulgazione della costituzione pastorale Gaudium et spes (1965).
Papa Francesco ieri ha parlato in modo molto duro dell’aborto. Dire che abortire è come assoldare un killer è un’espressione che non lascia molti margini alla tolleranza e che non concede nulla anche all’attenzione rispettosa che di solito gli ecclesiastici hanno, quando parlano di aborto, nei confronti delle donne che abortiscono. Quando papa Francesco interviene di tanto in tanto su questi temi caldi, di solito succede che gli abortisti tacciono, mentre con i papi precedenti protestavano, gli antiabortisti si sentono confortati che il papa sia con loro, come uscendo da una certa incertezza o perplessità, e noi siamo contenti ma ci poniamo qualche domanda.